La premiazione della I edizione del Premio Ozieri avvenne nel Settembre del 1956 e fu inserita nelle manifestazioni della sagra cittadina in onore della Beata Vergine del Rimedio. Anche la prima gara di poesia estemporanea in piazza, voluta dall’improvvisatore ozierese Cubeddu nel 1896, ebbe come cornice la stessa cittadina e gli stessi festeggiamenti in onore della Vergine del Rimedio.

Certamente non fu casuale la scelta: dopo 60 anni Ozieri riacquistava il suo ruolo di fucina culturale, luogo in cui sperimentare nuove forme e nuove idee. E così l’intraprendenza ozierese si rinnovava: dalle dissertazioni del Madau nel ‘700, dalle intuizioni del “principe dei poeti” Cubeddu alla fine dell’800, si giungerà alla intraprendenza di Tonino Ledda (1928-1987), segretario e fondatore del Premio.

L’anno si è detto è il 1956, qualcuno lo ricorda ancora per la famosissima nevicata, o meglio per il periodo nevoso più lungo del secolo scorso. Siamo in pieno periodo post-bellico, si tenta di ricostruire l’economia della Sardegna: di quegli anni sono gli aiuti da parte della Fondazione Rockefeller, della Riforma Segni. Ma sono anche gli anni in cui nei sardi cresce la consapevolezza che una maggiore emancipazione sociale fosse garantita anche dal saper parlare italiano. Tutto ciò indebolisce vistosamente la coscienza linguistica dei sardofoni, e la lingua sarda arranca solo nel registro familiare.

Dal punto di vista della produzione letteraria poi, col premio Ozieri si passa da una poesia improvvisata, estemporanea, a bolu, e in rima,a una poesia a tavolino, ragionata, più limata, de meledu, che perderà col tempo anche il tradizionale impianto metrico dell’ottava. Non è un passaggio drastico, certo, ma graduale ed infatti nei primi anni del premio iniziano a comparire poesie zeppe di Arcadia e Mitologia di manierismo e di artificiosità, di abilità rimaiuola, di stati d’animo triti e scontati, di forzati italianismi, di esercitazioni encomiastiche. Si sente insomma fortissimo l’influsso dei rimatori e degli improvvisatori.

Occorre una scossa, un qualcosa che svegli gli autori e li proietti in una nuova dimensione letteraria, una sveglia, una ischiglia che come l’omonimo campanellino funga da richiamo, da elemento distintivo, da ornamento. Così dal 1949 al 1957 iniziò l’avventura della rivista chiamata proprio s’ischiglia, e si dichiara guerra alle nenie georgiche trite e ritrite, alla mitologia, all’arcadia. Appaiono le prime poesie in lingua sarda non rimate, una sorta di rivoluzione della moda poetica di quei tempi, e iniziano addiritura anche ad essere pubblicate le prime poesie in Italiano di poeti sardi. I primi collaboratori della rivista sono personaggi di spicco nel panorama culturale dell’epoca: il canonico berchiddese Pietro Casu e lo stesso Tonino Ledda che sicuramente matura l’idea di fondare il Premio Ozieri, grazie anche alla spinta innovatrice della rivista e all’amicizia col suo fautore, il bonorvese Angheleddu Dettori, con il nughedese Cicito Masala e con il linguista di Bonorva Antonio Sanna.

Cristiano Becciu