Premio OzieriPremio Ozieri di Letteratura Sarda 

In Primo Piano

ANTOLOGIA MULTIMEDIALE

La qualità letteraria delle poesie presentate nei primi cinque anni del Premio Ozieri, precisamente dal 1956 al 1960, risente di una certa mediocrità, giustificabile alla luce di diversi fattori:

1. passaggio tra una poesia di tipo prevalentemente orale ad una poesia scritta

2. prevalenza di temi arcadici, bucolici in genere, ed encomiastici, cari alla tradizione ottocentesca

3. tematiche fisse e ripetitive perlopiù amplificate dal tema imposto dei primi anni

4. mancanza di introspezione e di polivalenza semantica

5. uso costante della rima, con prevalenza dell'endecasillabo, e di una struttura metrica fissa e monotona, tipica della poesia improvvisata.

6. presenza di italianismi e di forzature. Assenza di sperimentalismo linguistico

 

La scelta dei testi, pertanto, è stata condotta cercando di isolare quei componimenti che mostrassero innanzitutto novità tematiche e novità metriche.

 

Per offrire un dettagliato confronto tra stili per così dire conservativi e fra quelli innovativi, si è cercato di isolare alcune tematiche, per analizzare come diversi autori abbiano trattato lo stesso argomento. Per esempio: “Ozieri e la sua festa”, il tema imposto dalla giuria per la prima edizione del 1956, ma anche per l'anno successivo, indusse i maldicenti a parlare di “premio campanilistico”. Perciò abbiamo scelt o quattro poesie aventi questo tema, per conoscere quattro punti di vista diversi: Ozieri terra di poesia; luogo di divari socio-economici; cittadina dalla gloriosa storia; luogo surreale invidiato da tutta la Sardegna.

 

Sono state selezionate anche poesie con una certa novità di tipo metrico che, pur nel solco della tradizione, sono rinvigorite da particolari scelte prosodiche che ne hanno impreziosito la versificazione.

 

La stessa cosa dicasi per le tematiche in cui l'autore abbia mostrato una certa capacità di affrontare l'argomento senza sconfinare nella banalità e nella scontatezza. Temi d'amore, di protesta sociale, di introspezione psicologica, con ricchezza di campi semantici e metafore.

 

La selezione ha riguardato anche le poesie che presentassero una certa unitarietà linguistica, intesa come capacità dell'autore di attingere sia al vocabolario della propria varietà di appartenenza che a quelli dei paesi confinanti, con la volontà di arricchire la gamma lessicale a disposizione, senza inutili italianismi e forzature linguistiche.

Durante i primi cinque anni del Premio, vennero presentate, per la maggior parte poesie nella

varietà logudorese. Pian piano iniziavano però ad affacciarsi il campidanese, il sassarese ed il gallurese. Non ancora il catalano di Alghero ed il Tabarchino di Carloforte che faranno la loro comparsa negli anni successivi. Si è cercato di fare una scelta dei testi quanto più rappresentativa delle varietà della lingua sarda, a patto che tali testi avessero un minimo di qualità letteraria, secondo i parametri summenzionati.

 

Nell'antologia presentata non si poteva prescindere dalle poesie che la Giuria dell' Ozieri, negli anni considerati, ha ritenuto meritevoli dei primi tre premi. Essi sono stati presentati con la veste grafica riveduta secondo le norme ortografiche a cui si rimanda e con la traduzione originale così come presente nelle edizioni in commercio. Quando comunque una poesia antologizzata abbia ricevuto un qualsiasi premio da parte della giuria, anche una segnalazione o una menzione, in calce al componimento è stato annotato insieme all'anno di presentazione e al nome dell'autore o allo pseudonimo.

 

Cristiano Becciu

ANTOLOGIA MULTIMEDIALE

Ozieri, Settembre 1956, Festa di Nostra Signora del Rimedio. Debutta il “Premio Ozieri di poesia in lingua sarda”. Il maestro Tonino Ledda, poeta in lingua italiana, ne è il segretario fondatore. Le gare dei poeti estemporanei erano state istituzionalizzate, proprio a Ozieri, sul finire dell'Ottocento dal poeta Antonio Cubeddu. Proibite in periodo fascista, erano venute meno e quasi scomparse. Ledda intende muoversi sulla scia di questo interesse mai del tutto spento e per riattivarlo ha istituito un concorso per la poesia scritta in lingua sarda. La giuria, composta da esperti locali, è presieduta dal prof. Domenico Masia. Il segretario, nel verbale della riunione, “ringrazia i cinquanta poeti dialettali che da tutta l'isola e dalla penisola, hanno voluto partecipare e riconosce con piacere in molte poesie un distacco dalla tradizionale “Arcadia”… e un deciso convergere di poeti, verso un sano realismo ed una espressione fresca e densa di naturalezza”. La giuria si propone insomma di rompere con la tradizione sia della poesia orale sia della poesia scritta che impiega un repertorio formale di strofe e di rime senza liricità e quasi ossificato. Tra i segnalati ci sono anche poeti giovanissimi: Salvatore Farina e Beatrice Pirastru, appena diplomati dall' Istituto Magistrale. I vincitori sono invece poeti già noti al pubblico: Nanni Marchetti, Giovanni Antonio Cossu, Giuseppe Raga.

 

Nella seconda edizione del 1957 presiede la giuria Francesco Masala di Nughedu San Nicolò, professore nell'Istituto Magistrale di Sassari, ma anche poeta. Ha acquistato fama, al rientro dal fronte, come poeta e come narratore, sempre in italiano, della tragica epopea della ritirata nella neve della steppa russa. Masala, passato anche lui dall'ermetismo ad un “sano realismo”, rafforza la linea del segretario. Il verbale mette in rilievo il notevole e lusinghiero successo. I partecipanti e i componimenti sono cresciuti di numero, ma su troppi grava una censura: “l'influsso dei rimatori e improvvisatori delle così dette gare poetiche paesane”.

 

Si invita pertanto “tutta la nobile categoria degli autori in lingua sarda ad abbandonare definitivamente le esercitazioni versaiole, ed a considerare la poesia come un fatto lirico, con le componenti insostituibili di sentimento e fantasia. Non a caso la Sardegna è, forse, l'unica regione italiana che non abbia dato il grande poeta dialettale alla storia della letteratura italiana; mentre la poesia è nutrimento naturale del popolo sardo, come dimostrano gli stupendi canti anonimi popolari (ninne – nanne, muttos, attitidos, canti d'amore, di morte, di lavoro)”. Insomma, in questi giudizi, al di là della poco chiara definizione della poesia sarda come poesia dialettale (che rispecchia piuttosto la errata considerazione che si aveva della lingua sarda), nonostante il realismo professato da presidente e segretario, si avverte chiarissima l'egemonia della concezione assoluta della poesia propria dell'estetica idealistica di Benedetto Croce. Nella scuola nazionalista e fascista, che ha imposto l'italiano, la lingua sarda viene considerata come un dialetto, in una accezione negativa perché distingue un livello sociale diverso da quello di chi impiega la lingua italiana comune, che ancora non tutti i sardofoni parlavano bene. Inoltre la concezione crociana considerava negativamente il folklore e la poesia popolare che distingueva dalla poesia riflessa. Così la tradizione poetica in lingua sarda era sotto accusa.

 

Nella terza edizione del 1958 e nella quarta edizione del 1959, aumentano i partecipanti e ancora di più le poesie. Nella giuria compaiono ormai esperti di maggiore competenza letteraria dei precedenti, come Mario Mossa Pirisino (Capo dell'ufficio stampa della Regione), Carlino Sole (docente universitario), Gavino Pau (preside a Nuoro). Il verbale continua tuttavia a ribadire che “la produzione dialettale non ha subito, l'auspicata, vigorosa spinta innovatrice” e domina, “da decenni, il manierismo e l'abilità tecnica”. Eppure sono comparsi insieme ad autori già noti come Forico Sechi, Giovanni Antonio Cossu, Salvatore Corveddu , Antonio Palitta, altre sicure promesse, come Predu Mura e Ubaldo Piga. Nei relativi verbali, in particolare in quello del 1959, si prende atto dell'impegno in una “maggiore ricerca di contenuti e di stile” anche se si riscontrano i deprecati difetti rimarcati nelle precedenti edizioni. Si ravvisa insomma una malcelata delusione, anche se sono presenti testi di straordinaria rilevanza letteraria.

 

Nella quinta edizione del 1960 la giuria viene ulteriormente integrata. Compaiono Antonio Sanna, Manlio Brigaglia e permangono il presidente Francesco Masala, Gavino Pau e Mario Mossa Pirisino. Finalmente Predu Mura, che già ha partecipato a tre sessioni, riceve un giudizio che ne illustra le qualità poetiche. Altrettanto avviene per gli altri premiati. Il premio comincia insomma a procedere su nuovi binari e ad esercitare il suo ruolo di riscontro critico e di magistero formativo. Si affacciano Giovanni Fiori e Giulio Cossu, Giovanni Maria Dettori e Pietro Mazza. Due giovani e due veterani.

 

Nella sesta edizione del 1961 anche le fotografie appaiono più chiare e nitide come le presenze nella giuria. La didascalia della foto – ricordo, pubblicata nella raccolta Poesia in Sardegna 1956 – 1967 (Fossataro Editore), recita : “ tra i premiati, il Prof.. Antonio Sanna, Presidente della Giuria al centro. A fianco il segretario Tonino Ledda. Da sinistra in alto Pietrino Serra di Tempio: menzione d'onore; Ilia Pisano Cossu di Tempio: 1° premio; Salvatore Corveddu (Grolle) di Nughedu: 2° premio; Ubaldo Piga di Sassari: 3° premio; Antonio Palitta di Pattada: 4° premio; Giovanni Fiori di Ittiri: segnalazione; architetto Antonio Simon Mossa (Alghero): menzione speciale”. La giuria ha ormai un assetto vario e articolato di competenze e impiega categorie concettuali più chiare ed efficaci. Antonio Sanna compare come incaricato di Linguistica sarda all'Università di Cagliari; Gavino Pau come preside dell'Istituto Magistrale di Nuoro; Alfredo Deffenu come presidente onorario alla Corte suprema di Cassazione; Manlio Brigaglia come giornalista; Giuseppe Pisano come pubblicista (membri), e insegnante Tonino Ledda, segretario.

 

I concorrenti sono ormai 106 e gli ammessi che hanno rispettato le norme del bando 78. Ora finalmente il verbale comunica segnali di ottimismo: “Nella produzione poetica esaminata la giuria intravede chiaramente i sintomi di un netto miglioramento della poesia dialettale sarda nei confronti delle precedenti edizioni. Con particolare compiacimento rileva il definitivo abbandono da parte dei poeti sardi delle forme più insincere di espressione legate a richiami mitologici ed arcadici e ai più retorici sentimentalismi in rima, e sottolinea l'impegno nuovo che si è appalesato nei tentativi di un'interpretazione vissuta e sofferta delle realtà umane”. Sono cenni chiari di un esercizio della critica che acquista sempre maggiore consapevolezza del suo ruolo e dei suoi strumenti. Ha inizio insomma un dialogo che si rivela già proficuo e produttivo, non fosse per altro che per la manifesta tendenza a rinnovare sia l'idea della poesia sia gli strumenti per giudicarla.

 

Altre novità riserva la settima edizione del 1962. Viene istituita per la prima volta la sezione di poesia algherese ed entra nella giuria l'architetto Antonio Simon Mossa. Il suo apporto si riscontra non solo nella sua competenza della lingua e della letteratura catalana, ma anche dei linguaggi non verbali in generale dall'architettura alle altre arti del dominio della visione. Il suo discorso sull'autonomia si basa decisamente sulla diversità delle lingue e dei linguaggi nazionali. Si deve inoltre considerare che è stato uno dei pochi architetti a proporre modelli architettonici che interagivano con i modelli architettonici del contesto locale.

 

Tra le poesie migliori è emersa quella di Predu Mura che, avendo avuto il primo premio l'anno precedente, viene premiata fuori concorso, ma con questo giudizio “Specialmente nella poesia L'hana mortu cantande il poeta, evadendo da facili manierismi a cui il tema della uccisione a tradimento d'un uomo che può portare, rivela singolarissime capacità drammatiche e una efficacia di parole ed immagini davvero sorprendenti”. Premiati Ubaldo Lai di cui si dice: “La riuscitissima lirica ci rivela un autore esperto e cosciente, in continuo affinamento, padrone capace della lingua e della sua efficacia rappresentativa”. Premiato Giulio Cossu, che ha convinto i giurati poiché le sue poesie “dimostrano una dimestichezza affettuosa con l'arte e la poesia in particolare, un esercizio continuo di sensibilità sempre acuentesi, e il dono di una vena idillica pensosa, che conserva il rapporto natura – sentimento, caratteristico della grande poesia gallurese, arricchendolo di una calda e modernissima soggettività”. Vengono segnalati anche i poeti algheresi Antonella Salvietti, Pasquale Scanu, Angel Cao e Rafael Sari, che ha inviato fuori concorso “un suo validissimo lavoro inedito Sonni de Sardinia , premiato con una Menzione d'onore”.

 

Insomma il Premio che aveva debuttato nel 1956 ha finalmente decollato. Sono collaudate le linee di tendenza del progetto complessivo, le sezioni e le regole destinate a promuovere il “dolce stil nuovo sardo”. E il modo in cui sono formulati i giudizi è la prova che quando esiste un ascolto, cioè un orecchio linguisticamente e letterariamente competente, anche la produzione poetica e letteraria migliora. Permane ancora la definizione della poesia sarda come poesia dialettale, ma già compaiono concetti e categorie che denotano una maggiore competenza linguistica nuova, che già prelude a quella delle “lingue tagliate” delle minoranze e a una sensibilità diversa circa il ruolo svolto sinora dalla poesia cosiddetta dialettale rispetto alle lingue nazionali. Acquista infatti una accezione nuova che viene definita “neodialettalità”. Questa denota un impiego del dialetto non più come una necessità di chi ignora l'italiano, ma come una volontaria e deliberata scelta stilistica.

 

Questa nuova atmosfera è evidente nell'atteggiamento del pubblico che si scorge nella fotografia dell'ottava edizione del 1963: “Un aspetto del salone della Casa del Combattente di Ozieri dove si svolge tradizionalmente la cerimonia di premiazione, gremito di folla. In prima fila (da sinistra) si possono notare, i poeti Pietro Mura (con la coppa del Presidente della Regione Sarda); Antonio Palitta: 1° premio; Rafael Sari: 2° premio sez. algherese; Faustino Onnis di Selargius: 2° premio sez. sarda; Cesira Carboni Aru di Cagliari : segnalazione; Ilia Pisano Cossu di Tempio; la moglie del poeta Cesarino Mastino di Sassari: 3° premio sez. sarda; Antonella Salvietti di Alghero: 1° premio ”.

 

Tra le due poesie presentate da Predu Mura, “si leva personalissimo e potente ( Fippo operaiu ‘e luche soliana ) l'anelito pieno di speranza del poeta e del sardo, in un futuro più buono… Il poeta nuorese , in Annuntzia chi est bennia s'aurora , riprende idealmente il canto augurale del suo concittadino Satta sui destini della sua terra, già vede, in un commosso atto di fede, una nuova vita di pace, lavoro, prosperità, per la sua Isola amata, ed un domani per sé e per tutti migliore”.

 

L'enfasi posta dalla giuria sulle speranze ispirate dal Piano di Rinascita sminuisce l'importanza della odissea de “rimas nobas” che ha proposto Predu Mura, nella sua poesia che avrà una straordinaria e crescente efficacia modellizzante. Come già succede per tutte le sue poesie premiate, destinate a rinnovare ed allineare la lingua poetica sarda alla lingua poetica contemporanea italiana ed occidentale.

 

Si rinnova il canone della comunicazione letteraria in Sardegna poiché proprio con l'immissione nel sistema linguistico e letterario sardo delle sue poesie si rafforza l'automodello sardo e si raggiunge il traguardo di un vero e proprio bilinguismo letterario sardo – italiano. L'informazione, in quegli anni, sia dalla carta stampata che della radio, accompagna e segue le vicende del premio e ne diffonde di buon grado i messaggi. Il premio diventa punto di riferimento di quanti, in un momento in cui la scuola e i media tendono all'omologazione italianizzando i Sardi, ancora tengono alla propria identità e quindi alla proprie tradizioni. I verbali grondano giustamente di soddisfazione e possono affermare che i moduli delle rime e delle strofe tradizionali non sono forme inerti ma possono anche produrre risultati liricamente rilevanti. Davvero Predu Mura è riuscito a coniugare la tradizione poetica sarda con la lingua poetica contemporanea da Omero a Dante, da Garcia Lorca a Ungaretti, a Quasimodo: Gai fortzis su sole / in custa die de chelu / est benniu a cojubare / frores de neulache / chin fruttos de melalidone . Questa produzione letteraria segna l'avvio di quella ripresa della cultura artistica sarda nel suo insieme che non solo ha guadagnato continuamente consensi ma ha posto le premesse di quel ribaltamento della rappresentazione dell'Isola che la ha inserita nell'immaginario collettivo europeo e nel circuito mediatico internazionale.

 

Questo risultato è venuto dal nulla o era stato annunciato? Appena qualche cenno.

 

A Ozieri è nato Matteo Madao (Ozieri 1723 – Cagliari 1800?) che ha scritto in italiano due volumi, Saggio di un'opera intitolata Il ripulimento della lingua sarda lavorato sopra le sue analogie colle due matrici lingue la Greca e la Latina (Cagliari 1782); inoltre Armonie dei Sardi (Cagliari 1787). In questa egli si propone di far conoscere alla comunità scientifica del Regno Sardo, che comprendeva anche gli stati piemontesi dei Duchi di Savoia e poi a tutta la comunità scientifica europea, il patrimonio di poesia orale e scritta del popolo sardo in lingua sarda. Non si deve dimenticare che il Regno di Sardegna, col trattato di Londra, è stato attribuito ai Savoia, ma che prima faceva parte della Confederazione dei Regni di Aragona e di Castiglia. La lingua sarda era una delle lingue dell'albero romanzo che Dante nel De vulgari eloquentia definiva “ simia linguae latinae ”, cioè scimmia del latino, quella tra tutte più simile al latino. Matteo Madao intende dimostrarlo scrivendo una poesia alla Vergine che al tempo stesso è scritta in lingua sarda e in latino.

 

I linguisti moderni, non sempre sono buoni amici delle lingue che i poeti usano per comunicare simbolicamente il loro comune e individuale sentire, hanno criticato dal punto di vista delle loro teorie la posizione di Francesco Ignazio Mannu. Eppure non si può non riconoscere che Matteo Madao, in un'epoca dominata, anche troppo dalle ideologie, anche in fatto di lingue, insistendo sulla quasi perfetta somiglianza col latino, intendeva forse valorizzare politicamente la lingua della nazione sarda per presentare all'Europa il patrimonio di oralità e di scrittura di un popolo che viveva in un'isola considerata selvaggia, ma che aveva una cultura che aveva ereditato dalla Roma repubblicana e imperiale. Il suo proposito era quello di far acquistare così prestigio alla lingua sarda e di ricollegarsi inoltre al proposito della Chiesa della Riforma cattolica, di rivolgersi ai popoli cristiani di tutti i continenti nella loro lingua.

 

Altro personaggio ozierese importante è Francesco Ignazio Mannu (Ozieri 1758 – Cagliari 1839). Ha esercitato l'avvocatura a Cagliari e durante il triennio rivoluzionario sardo (1793 - 1796), è stato avvocato dello Stamento militare, particolarmente attivo nel rivendicare l'autonomia del Regno sardo e l'abolizione dell'anacronistico sistema feudale. Tra la fine del 1795 e gli inizi del 1796, ha composto, l'inno “Su patriota sardu a sos feudatarios”. Più noto come, “Procurade ‘e moderare”, è un canto di lotta contro il feudalesimo e la sintesi poetica dei progetti e delle aspirazioni del popolo sardo, protagonista della rivoluzione angioiana. Al termine di questa seguì la carriera di magistrato e fu giudice della Reale Udienza e del tribunale del Consolato. Non fu né volle essere un giacobino, fu un moderato che intendeva attuare i principi costituzionali della “divisione dei poteri”. Sostanzialmente egli esprime il sentimento di ribellione contro le ingiustizie di chi, in qualsiasi posizione di potere si trovi o sia riuscito a collocarsi, infrange la legge e diviene un tiranno (custos tirannos minores / est precisu umiliare). Francesco Ignazio Mannu si è rivolto al popolo sardo in lingua sarda. Non più di sessanta anni dopo la sua morte, un poeta come Sebastiano Satta, si rivolgerà al popolo sardo in italiano.

 

Nicola Tanda

ANTOLOGIA MULTIMEDIALE

La premiazione della I edizione del Premio Ozieri avvenne nel Settembre del 1956 e fu inserita nelle manifestazioni della sagra cittadina in onore della Beata Vergine del Rimedio. Anche la prima gara di poesia estemporanea in piazza, voluta dall’improvvisatore ozierese Cubeddu nel 1896, ebbe come cornice la stessa cittadina e gli stessi festeggiamenti in onore della Vergine del Rimedio.

 

Certamente non fu casuale la scelta: dopo 60 anni Ozieri riacquistava il suo ruolo di fucina culturale, luogo in cui sperimentare nuove forme e nuove idee. E così l’intraprendenza ozierese si rinnovava: dalle dissertazioni del Madau nel ‘700, dalle intuizioni del “principe dei poeti” Cubeddu alla fine dell’800, si giungerà alla intraprendenza di Tonino Ledda (1928-1987), segretario e fondatore del Premio.

 

L’anno si è detto è il 1956, qualcuno lo ricorda ancora per la famosissima nevicata, o meglio per il periodo nevoso più lungo del secolo scorso. Siamo in pieno periodo post-bellico, si tenta di ricostruire l’economia della Sardegna: di quegli anni sono gli aiuti da parte della Fondazione Rockefeller, della Riforma Segni. Ma sono anche gli anni in cui nei sardi cresce la consapevolezza che una maggiore emancipazione sociale fosse garantita anche dal saper parlare italiano. Tutto ciò indebolisce vistosamente la coscienza linguistica dei sardofoni, e la lingua sarda arranca solo nel registro familiare.

 

Dal punto di vista della produzione letteraria poi, col premio Ozieri si passa da una poesia improvvisata, estemporanea, a bolu, e in rima,a una poesia a tavolino, ragionata, più limata, de meledu, che perderà col tempo anche il tradizionale impianto metrico dell’ottava. Non è un passaggio drastico, certo, ma graduale ed infatti nei primi anni del premio iniziano a comparire poesie zeppe di Arcadia e Mitologia di manierismo e di artificiosità, di abilità rimaiuola, di stati d’animo triti e scontati, di forzati italianismi, di esercitazioni encomiastiche. Si sente insomma fortissimo l’influsso dei rimatori e degli improvvisatori.

 

Occorre una scossa, un qualcosa che svegli gli autori e li proietti in una nuova dimensione letteraria, una sveglia, una ischiglia che come l’omonimo campanellino funga da richiamo, da elemento distintivo, da ornamento. Così dal 1949 al 1957 iniziò l’avventura della rivista chiamata proprio s’ischiglia, e si dichiara guerra alle nenie georgiche trite e ritrite, alla mitologia, all’arcadia. Appaiono le prime poesie in lingua sarda non rimate, una sorta di rivoluzione della moda poetica di quei tempi, e iniziano addiritura anche ad essere pubblicate le prime poesie in Italiano di poeti sardi. I primi collaboratori della rivista sono personaggi di spicco nel panorama culturale dell’epoca: il canonico berchiddese Pietro Casu e lo stesso Tonino Ledda che sicuramente matura l’idea di fondare il Premio Ozieri, grazie anche alla spinta innovatrice della rivista e all’amicizia col suo fautore, il bonorvese Angheleddu Dettori, con il nughedese Cicito Masala e con il linguista di Bonorva Antonio Sanna.

 

Cristiano Becciu

ANTOLOGIA MULTIMEDIALE

Il nuovo ruolo del Premio Ozieri

 

Il Premio Ozieri di Letteratura Sarda offre il proprio contributo alla definizione di una lingua sarda come il fulcro di una identità isolana, mettendo a disposizione, insieme alla Biblioteca di Ozieri, le decine di migliaia di testi che gli autori sardi hanno inviato alla Giuria del Premio in mezzo secolo di attività.

Il premio Ozieri ha reso palese, di fatto, che tutte le diverse espressioni della lingua sarda sono state valorizzate e aiutate a raggiungere traguardi letterari. Da quando il premio si è aperto a produzioni letterarie provenienti da ogni parte dell'Isola, i riconoscimenti aggiudicati alle realizzazioni appartenenti ad ogni varietà della lingua sarda e alle altre parlate presenti in Sardegna, sono una dimostrazione di come esse possano convivere senza conflittualità. Inoltre, il concorso ha contribuito a conferire un interesse sempre crescente alla comunicazione letteraria scritta, nonché a favorire una maggiore e reciproca comprensione fra gli autori e i fruitori.

I servizi telematici realizzati per il portale del Centro di Risorse per le Biblioteche del Logudoro, che ospita le opere del Premio, pongono l'utente al centro del servizio culturale. Si è partiti dal presupposto che ogni individuo prediliga una sua propria modalità di acquisizione delle informazioni e che gli interessi e le competenze degli utenti siano diversificati. Per venire quindi incontro alle diverse fasce di fruitori sono stati progettati servizi differenziati, e precisamente:

 

•  Per un pubblico esperto, interessato a materiali settoriali specialistici, è stato messo a disposizione un database con le opere del premio Ozieri, catalogate e con la versione fotografica del testo originario.

 

•  Per un pubblico generico che, pur avvicinandosi al patrimonio bibliotecario senza particolari esigenze o competenze specialistiche, ha la curiosità di acquisire informazioni di carattere generale su un dato argomento, è stata creata:

       - una rivista multimediale sul contesto geografico e culturale
         del territorio;

       - un'enciclopedia interattiva sulla Sardegna, realizzata da non Sardi,
         per aiutare i suoi stessi abitanti a definire l'immagine dell'isola;

       - un laboratorio sul recupero della memoria culturale del passato.

 

•  Per un pubblico giovanile, che è necessario attrarre con forme più coinvolgenti di apprendimento, sono state ideate attività a carattere ludico all'interno del corso di lingua e del laboratorio della memoria.

Per tutti gli utenti è stata inoltre creata un'antologia multimediale del premio, che raccoglie una selezione dei testi e una loro presentazione in formato ipermediale; infine, è stato realizzato un corso interattivo e multimediale di lingua sarda, il primo di questo genere ad essere messo a disposizione degli utenti in rete.

L'obiettivo che ci si è posti con questi servizi è di valorizzare le risorse locali, ed in particolare il patrimonio del Premio. Ma come si valorizza un patrimonio culturale?

Valorizziamo quando attribuiamo una certa considerazione ad un bene culturale e, soprattutto, quando facciamo percepire agli utenti che sono loro stessi a conferire importanza ai servizi proposti e messi a disposizione.

 

Il premio Ozieri, e il Centro Risorse, hanno cercato di adempiere a questo compito istituzionale nei seguenti modi:

•  tutelando il proprio patrimonio e individuando una sede ove conservarlo in maniera che non si deteriori nel tempo

•  elaborando e diffondendo le opere in suo possesso, affinché si possa creare la condivisione di un patrimonio collettivo

•  integrando la diffusione delle opere con una nuova gamma di utensili direttamente utilizzabili dal lettore, per favorire la comprensione delle opere messe a disposizione

•  in luogo di parlare a tutti contemporaneamente, i servizi telematici del Premio Ozieri cercano di parlare ad ognuno singolarmente, nel senso che si propongono di tener conto delle diversità nelle modalità di apprendimento e di interazione dei singoli utenti

•  proponendo modalità alternative che permettano agli utenti di avvicinarsi a opere tematiche di cui non si è a conoscenza

•  controbilanciando uno dei limiti dell'archiviazione dei documenti e precisamente la atomizzazione dei materiali catalogati, ognuno chiuso in se stesso, presentando le opere in modo che possano essere lette come nodi di reticoli storici e concettuali complessi.

 

Il Premio Ozieri cerca quindi di realizzare con i suoi servizi telematici due importanti operazioni educative: contestualizzare le opere e renderle fruibili al vasto pubblico.

Il contesto, infatti, fornisce le condizioni di comprensibilità e fruibilità senza le quali l'opera non parla e non dice.

Si è cercato di fornire un contesto catalogando i singoli testi secondo gli standard internazionali indicati dal Dublin Core . Si è definito il contesto storico letterario nel quale le opere si sono formate. Si è provveduto ad un contesto ricostruttivo, ripristinando il testo nei casi di difficile lettura.

 

L'operazione di contestualizzazione è riscontrabile:

•  Nei singoli testi del premio Ozieri, messi a disposizione nel database on-line accessibile dal portale. Ogni testo è stato catalogato secondo criteri internazionali.

•  Nell'antologia multimediale del premio, che raccoglie una ristretta selezione di opere in formato multimediale, tradotte, illustrate e in alcuni casi commentate.

•  In riferimento ai testi di supporto alle opere pubblicate, presenti all'interno della Antologia.

•  Con la ripresa di testi tratti dal database del premio nel corso di lingua sarda presente nel portale. È un segnale della vitalità che possono ancora avere i testi di cinquant'anni fa.

•  Con gli articoli raccolti in una rivista multimediale, finalizzata a creare un milieu culturale che possa affiancare la comprensione delle opere, del periodo e del territorio.

•  Con un laboratorio multimediale sulla memoria antropologica del territorio, mirante a promuovere la rilettura di momenti del passato locale in chiave contemporanea.

 

Dopo cinquant'anni di attività, il Premio si ritrova a svolgere un ruolo di operatore culturale che va ben oltre la raccolta e premiazione annuale di testi letterari sardi. Questa consapevolezza si basa sulle opere, sugli strumenti, sulle competenze a disposizione e soprattutto sulla convinzione che quel che è stato realizzato e si sta compiendo sia una base di riferimento per ulteriori e più vaste attività culturali che coinvolgano l'intera Isola, nel cammino verso l'affermazione della propria identità linguistica e culturale.

 

Roberto Cuccu 

ANTOLOGIA MULTIMEDIALE

Presentazione

di Antonio Arca

 

Se fino ad oggi lo studio della lingua sarda si era sviluppato principalmente su importanti quanto rare fonti medioevali, ora per la prima volta lanalisi si ferma su un testamento del XVI secolo, in questo caso di Leonardo Tola, personaggio tra i pi rappresentativi della storia isolana tardo medioevale.

 

Novità

NOVITA'

Epigrafia Giudicale. Sant’Antioco di Bisarcio: un’epigrafe commemorativa (1190-95)

 di Gian Gabriele Cau

 

Il saggio è stato pubblicato in  «Sardegna Antica: culture mediterranee», n. 50 (2016), pp. 35-42.

 

 

In una precedente occasione, sulle pagine di questa rivista, si è trattato di una iscrizione graffita nella chiesa di S. Antioco di Bisarcio, in agro di Ozieri. Si presentò, allora, uno studio sull’epigrafe

NOVITA'

Un inedito simulacro del Cristo Risorto (1780 circa) di Giuseppe Antonio Lonis, nella chiesa di S. Lucia di Ozieri

di Gian Gabriele Cau

 

Nel primo numero della «Voce del Logudoro» di quest’anno (VdL 22 gennaio) si dava notizia di cinque inediti simulacri del patrimonio di arte sacra di Ozieri, attribuiti, sulla base dell’analisi stilistica, a Giuseppe Antonio Lonis concordemente considerato dalla critica il massimo rappresentante dell’arte scultoria in Sardegna della seconda metà del Settecento.

Eventi e Iniziative

PRIMO PIANO

61^ EDITZIONE: PREMIASCIONE ONLINE!

SAPADU SU 27 DE FREARZU, A ORA DE SAS 17,00 PREMIASCIONE CUN DIRETTA ONLINE YOUTUBE DE SA 61^ EDITZIONE DE SU PREMIU OTIERI

Pro bider sa diretta clicca custu: Youtube Premio Ozieri

OTIERI: SA PATRIA DE SA POESIA

PRIMO PIANO

SEMIFINALE POETRY SLAM SARDEGNA 2020

col patrocinio del Premio Ozieri di Letteratura Sarda ed il Comune di Ozieri, ospiteremo la Semifinale del Poetry Slam Sardegna.

Venerdì 11 settembre, CAMPETTI SAN GAVINO, ORE 20,00 - Ingresso libero
(ATTENZIONE: IN CASO DI MALTEMPO L'EVENTO SI TERRA' AL TEATRO CIVICO "ORIANA FALLACI")
L'evento è parte integrante del ricco programma della 61^ edizione del premio Ozieri di Letteratura Sarda ed inserito nel cartellone della manifestazione “ESTIAMO IN PIAZZA 2020”, organizzata dal comune di Ozieri.

PRIMO PIANO

61^ EDITZIONE: SOS PREMIADOS

PREMIO OZIERI - 61a Edizione 2020

 

V E R B A L E    D E    S A    G I U R I A

 

Sos premiados

Setzione 1 - Poesia Sarda «Antoni Sanna»

  1. Giovanni Fiori: In su montiju meu
  2. Gian Bernardo Piroddi: Comente artizaias tue
  3. Pier Giuseppe Branca: Istadera de su mundu

 

PRIMO PIANO

60^ EDIZIONE - MANIFESTAZIONE PUBBLICA CONCLUSIVA

60^ EDIZIONE - MANIFESTAZIONE PUBBLICA CONCLUSIVA, PREMIAZIONE DEGLI AUTORI E RECITA DEI LAVORI.

OZIERI, SABATO 29 FEBBRAIO 2020 - TEATRO CIVICO "ORIANA FALLACI", ORE 15,30

Ospiti:

i poeti premiati nelle 3 sezioni del bando, Banda Brigata Sassari, Giuseppe Meloni (storico), Salvatore Ligios (fotografo/editore),

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